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Ricordo ancora bene il mio primo impatto con il cantiere, tante persone che correvano affaccendate come la ciurma di una nave ed ognuna con un compito preciso da svolgere. Mi fu subito chiaro che il margine di errore era davvero limitato, non rispettare spazi di lavoro e tempistiche ha un prezzo non solo economico. Esiste una normativa dettagliata per tenere tutti al sicuro ma basta osservare un cantiere abbastanza a lungo e ti rendi conto che nessuno rispetta fino in fondo le regole. Nel nostro paese ci sono ancora troppi morti sul lavoro, la domanda da cui partire è sicuramente quali siano le motivazioni alla base di un dato allarmante. Anni fa feci un sopralluogo in un palazzo medievale nel centro storico della mia città, era il mio primo incarico come collaboratrice di uno studio tecnico privato: non avevo l'attrezzatura nè la contezza del mio diritto alla incolumità sul lavoro. Ripensandoci, solo successivamente ho realizzato la pericolosità della situazione in cui mi ero venuta a trovare. Nel corso di laurea neanche un accenno alla sicurezza, alla concreta applicazione delle norme oppure un serio dibattito sulle motivazioni per cui non vengano rispettate. Da mamma so che se un bambino non rispetta le regole, il problema è nella regola: o non è stata spiegata in modo comprensibile o non sono state considerate le condizioni che la rendono di difficile applicazione. Pensare di risolvere tutto con il controllo non è una strada percorribile sia dal punto di vista pratico che economico, bisogna prima capire e poi coinvolgere i lavoratori nel processo. Non è accettabile continuare così.
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