La mamma di una compagna del nido di mia figlia motivò la sua scelta di prendere in affitto un appartamento nel quartiere più caro della città con la ricerca di migliori servizi e sicurezza. Aspirazioni legittime che dovevano fare i conti però con le difficoltà economiche di una famiglia di immigrati monoreddito con tre figli a carico. Come architetto questa conversazione fu illuminante sul lato oscuro del rinnovamento urbano ovvero sul rischio delle amministrazioni di escludere proprio quelli che vorrebbero favorire migliorando i quartieri disagiati. Questa mamma ha preferito affrontare un affitto stellare e sobbarcarsi il costo della vita più alto per raggiungere il suo scopo. Una eccezione dato che il rinnovamento urbano attira cittadini con reddito più alto e contemporaneamente crea le condizioni per costringere a trasferirsi chi vede la propria capacità di acquisto ridursi. La grande stagione dell'edilizia pubblica non tornerà ma il social housing(*) si fa strada anche se con fatica in un mercato immobiliare in crisi di identità. Come una ricca biodiversità è la cartina tornasole della salute di un ecosistema così la diversificazione sociale dei quartieri è un antidoto alla ghettizzazione de facto, un incubatore naturale di opportunità per tutti non solo per alcuni.
(*)https://www.treccani.it/enciclopedia/social-housing_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/
Fonte @archi_gea_lab |
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