"D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda."
(Italo Calvino)
Immaginiamo la città come fosse un corpo umano, il sistema circolatorio che si snoda tra arterie e capillari sono le nostre strade attraverso cui scorre la vita dei cittadini. Se il sistema si ammala anche il corpo si ammala, esattamente lo stesso accade alle nostre città quando il flusso vitale per una città stagna. Non dobbiamo pensare solo agli spostamenti personali o per lavoro dal punto A al punto B ma anche dei servizi per cui le persone hanno scelto di vivere in città che passano attraverso una rete sia fisica che virtuale. Informazioni e servizi che costano soldi alla comunità ma che rimangono inerti perchè non sono dove potrebbero essere utili oppure non sono facilmente reperibili, persi in un dedalo spaghettoso che li rende invisibili. Un esempio? Ho avuto bisogno di un mediatore famigliare e, grazie alle mie competenze digitali, sono riuscita a trovare uno splendido servizio gratuito del comune. Non tutti hanno le mie competenze però e così non si può dire che sia reperibile a tutti, non l'ho trovato grazie al passaparola tra genitori nè il personale scolastico mi ha indirizzato verso un aiuto professionale opportuno. La città è diventata non solo una rete fisica ma anche un flusso di dati essenziali per il benessere dei suoi cittadini. Ogni interruzione, rallentamento o intoppo ha delle conseguenze sulla vita di ognuno. Manutenzione e monitoraggio costanti, passare da un modello centralistico ad un modello capillare grazie al coinvolgimento diretto di chi vive sul territorio possono essere soluzioni per cambiare il paradigma del disagio in cui viviamo.
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